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Non scodinzola più? Ha la sindrome di “cold tail”: per Fido riposo assoluto e antinfiammatori

Non scodinzola più? Ha la sindrome di
Non scodinzola più? Ha la sindrome di "cold tail": per Fido riposo assoluto e antinfiammatori

Non scodinzola. Anzi, non muove più la coda che rimane arcuata verso il basso. E a toccarla il povero Fido guaisce di dolore. È la sindrome della coda morta, o cold tail (coda fredda in inglese) ed è una patologia largamente diffusa. Patologia di carattere ereditario, tipica dei cani da fatica o da lavoro come Golden Retriever o Labrador tra i primi, ha contagiato altre razze.

LE CURE

I sintomi possono essere passeggeri (da qualche giorno a due-tre settimane) se sono legati ad uno sforzo o a uno choc termico (troppo freddo o troppo caldo), oppure cronici da fattori ereditari. In ogni caso meglio consultare un veterinario di fiducia. Di solito è prescritto un periodo di riposo, per non stressare la coda. In questa maniera il sintomo dovrebbe sparire in circa un settimana. In molti casi vengono somministrati farmaci antinfiammatori e integratori.

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Pelle, vitamine e coenzimi contro le macchie

Pelle, vitamine e coenzimi contro le macchie
Pelle, vitamine e coenzimi contro le macchie

Fino a 12 ore di fronte a un computer, un tablet, un telefonino. Trascorrono così le giornate molti italiani in questi mesi in smartworking. E tra momenti di lavoro e di svago, non si staccano più dallo schermo dei dispositivi elettronici. Durante le feste natalizie, dal momento che sarà quasi impossibile incontrarsi, potremo comunicare solo restando connessi. E tutto questo, è stato scoperto, può nuocere anche alla pelle: le radiazioni e la luce blu provenienti da questi strumenti hanno un significativo impatto sull’equilibrio cutaneo. La continua esposizione ai dispositivi digitali che emettono luce intensa provoca al derma un notevole stress ossidativo. «Il risultato è l’aumento dei radicali liberi e l’attivazione delle metalloproteinasi, che degradano collagene e fibre elastiche. Tutti fattori che possono stimolare l’iperpigmentazione, ovvero la comparsa di macchie scure» ha spiegato Norma Cameli, alla guida della Dermatologia correttiva dell’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, durante il Congresso nazionale della Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e Malattie sessualmente trasmesse.

LE CONSEGUENZE

Le macchie sul viso si presentano in modo evidente soprattutto dopo i 60 anni ma, sotto lo stress della luce, i segni possono presentarsi anche prima dei 40-50. La luce blu emessa da pc, tablet e telefonini «può influire sul ritmo circadiano della nostra pelle – aggiunge Norma Cameli – e questo fa sì che i meccanismi riparatori che di notte agiscono sulla replicazione e sulla rigenerazione cellulare, vadano in corto circuito e vengano alterati». Risultato: la nostra pelle vede compromessa la sua capacità di autoriparare i danni subiti durante il giorno. Che cosa fare, dunque, se sono già comparse macchie? «Innanzitutto – prosegue la dermatologa – va fatta una corretta diagnosi, distinguendo tra melasma, lentigo solari o iperpigmentazioni postinfiammatorie. A quel punto va impostata la terapia più idonea: molecole efficaci sono i derivati del resorcinolo, l’acido Kojico, l’acido azelaico, l’acido fitico, l’arbutina e l’acido glicirretico, il tocoferolo, il coenzima Q10 e la vitamina C. Ai trattamenti topici, possono essere associati trattamenti fisici come il laser frazionali, la radiofrequenza o lo skin needling, che favoriscono la penetrazione dei principi attivi utilizzati e quindi risultati clinici migliori».

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Pelle, troppo calore e poca umidità disidratano: come proteggerla

Pelle, troppo calore e poca umidità disidratano: come proteggerla
Pelle, troppo calore e poca umidità disidratano: come proteggerla

La permanenza in ambienti chiusi e riscaldati con poca umidità può trasformarsi in un attacco alla cute. Tra mascherina e aria calda la disidratazione è assicurata. «Il film lipidico, in queste situazioni, è sicuramente alterato», spiega Leonardo Celleno, presidente Aideco, Associazione italiana dermatologia e cosmetologia. Quindi, tenere una temperatura non eccessiva nei luoghi chiusi e creare umidità con il vecchio rimedio della vaschetta di acqua appesa al calorifero. «Al mattino, proteggere il viso con una crema idratante e protettiva, abbastanza grassa per difendersi anche dalla mascherina. La sera, dopo la detersione usare un’emulsione che sia anche un po’ lenitiva».

Microbotox

Botulino a piccole dosi. Ecco la nuova tendenza della medicina estetica per donare al viso un aspetto levigato ma non tirato. Parliamo di microbotox, l’iniezione superficiale di tossina botulinica che viene impiantata a livello subdermico, in modo tale da agire esclusivamente dove si verifica la produzione di olio, rossore e acne. Differisce dai trattamenti tradizionali con botulino perché non risolve le rughe d’espressione ma controlla la produzione di olio e sudore. Il che significa, oltre ad un aspetto levigato, un minor numero di sfoghi acneici. L’iniezione superficiale mantiene una minima azione a livello muscolare, così da attenuare, ma non paralizzare, i muscoli mimici.

Tatuaggi

Questo è il periodo dell’anno per iniziare a rimuovere un tatuaggio perché non ci si espone al sole. Fra le tecniche più efficaci ci sono i laser di tipo “Q-switched” con impulsi a nanosecondi e diverse lunghezze d’onda che possono essere utilizzati esclusivamente dal medico. Questi disintegrano le particelle più piccole e superficiali dei pigmenti iniettati nella pelle. Va ricordato che l’efficacia del trattamento di rimozione dipende da vari fattori: colore del tatuaggio, profondità, densità e tipo di pigmento e fototipo del paziente. Un tatuaggio nero è facilmente eliminabile, la difficoltà nasce, invece, quando sulla pelle sono stati utilizzati colori chiari come ad esempio il bianco, il giallo e il beige.

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Calo del desiderio, attenzione alla glicemia. E pure troppo sport fa male al sesso

Calo del desiderio, attenzione alla glicemia. E pure troppo sport fa male al sesso
Calo del desiderio, attenzione alla glicemia. E pure troppo sport fa male al sesso

Non ci sono solo stress o stanchezza: anche i fattori fisici possono far calare il desiderio tra lui e lei. Dunque, nell’intimità di coppia quella di archiviare il crollo della libido solo come una questione psicologica o giustificabile con le troppe preoccupazioni quotidiane potrebbe essere frutto di un’analisi affrettata. Ecco perché, se questa condizione perdura nel tempo, è necessario rivolgersi allo specialista, che può capire se si tratta di una questione fisica o psicologica. Lo scarso esercizio fisico e un’alimentazione sregolata, ad esempio, incidono non poco. Un recente studio dell’Università della Nord Carolina ha dimostrato come fare sport, lieve e moderato, può portare a un aumento della libido. Ma attenzione: l’esercizio fisico intenso e prolungato, hanno scritto gli stessi studiosi nel lavoro pubblicato sulla rivista scientifica “Medicine&Science in Sport & Exercise”, potrebbe causare, all’opposto, una diminuzione del desiderio. E inoltre ci sono patologie che più di altre possono ridurre la voglia: tra queste, la malattia renale cronica, le disfunzioni che causano una riduzione degli ormoni tiroidei, l’apnea ostruttiva del sonno o il diabete. A studiare gli effetti sull’uomo è stata una ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica Andrology, che ha dimostrato come calcolare il rapporto tra trigliceridi e glicemia può accertare la probabilità di andare incontro alla disfunzione erettile.

LA DIETA

Per Alessandro Palmieri, presidente della Società italiana di andrologia e docente di urologia all’Università Federico II di Napoli, «la disfunzione erettile è più frequente in chi soffre di diabete, obesità o dislipidemia». Attenzione, dunque, a non esagerare con gli zuccheri. «Il glucosio presente nel sangue, se in eccesso, si lega alla parete dei vasi, cioè alle vene e alle arterie, causando una perdita di elasticità con un ridotto afflusso di sangue – aggiunge – Nei pazienti diabetici si assiste così a una ridotta dilatazione dei corpi cavernosi che può comportare problemi di disfunzione erettile. Una dieta più sana e un’adeguata e regolare attività fisica aerobica, che scongiurino la comparsa del diabete, sono la chiave giusta per ridurre la probabilità di disfunzione erettile e per garantire una vita sessuale soddisfacente a lungo».

I FARMACI

Alcune volte il calo del desiderio sessuale può essere, invece, un effetto collaterale legato all’assunzione di farmaci: basta parlarne con il medico per capire se è possibile modificare il trattamento per ripristinare la libido. Le cure anti-depressione, ansia o anche contro alcune forme di tumore possono incidere molto sui livelli di testosterone nel sangue. Quindi, possono spegnere la voglia, come del resto può fare l’abuso di alcol e droghe. Anche per lei la riduzione del desiderio può ruotare attorno a un calo di ormoni: incide la ridotta produzione di estrogeni. Ciò, per esempio, accade anche nelle prime settimane dopo il parto. Bisogna poi stare attenti anche a un minerale, il ferro, la cui carenza incide nella sintesi del neurotrasmettitore dopamina, coinvolto proprio nell’aumento del desiderio sessuale. Anche la secchezza vaginale è un fattore da non sottovalutare. Può dipendere da diverse condizioni: oltre che da questioni ormonali anche da un detergente intimo troppo aggressivo, in grado di scatenare una irritazione che può incidere nel rapporto con il proprio partner. I contraccettivi come la ‘pillola’, i trattamenti contro i fibromi e quelli usati per alcune forme di cancro (come quello al seno, per esempio), possono coinvolgere la sfera del desiderio e, di conseguenza, vanno indirettamente a incidere nel rapporto di coppia. Altrettanto accade con la menopausa: il corpo cambia con il passare del tempo (si assottigliano le pareti vaginali), e il livello di estrogeni prodotti dall’organismo, naturalmente, si abbassa.

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Tumori a naso, bocca e gola: lui rischia di più

Tumori a naso, bocca e gola: lui rischia di più
Tumori a naso, bocca e gola: lui rischia di più

Si direbbero invisibili, visto che nessuno ne parla e pochi li conoscono, eppure quelli che colpiscono bocca naso e gola sono i tumori più visibili, perché segnano e, a volte, stravolgono il viso. Ogni anno in Italia, si diagnosticano circa 10mila nuovi casi di tumore della testa e del collo. Coinvolgono cavo orale, lingua, labbra, gola, laringe e organo della voce oltre che le ghiandole salivari, le cavità nasali e i seni paranasali. La malattia è tre volte più frequente al Nord e il rischio è maggiore negli uomini rispetto alle donne. Questi tipi di neoplasie rappresentano il 10-12% di tutti i tumori maschili e il 4-5% di quelli femminili. Proprio per far conoscere la patologia e informare come prevenirla è stata avviata la campagna “Con i tumori di bocca, naso e gola non si scherza” (www.testacollo.it) promossa da Msd Italia con l’Associazione italiana di oncologia cervico-cefalica.

LA DIAGNOSI

Se è facile immaginare che fumo e alcol siano fattori di rischio, pochi sanno che il papillomavirus può giocare un ruolo significativo nell’insorgenza di questa malattia. «I tumori testa-collo che comprendono cavo orale, lingua, laringe e organo della voce, ghiandole salivari, cavità nasali e seni paranasali, nel nostro Paese sono ancora poco conosciuti dalla maggior parte delle persone – spiega Valentino Valentini, presidente dell’Associazione italiana di oncologia cervico-cefalica – e, questo, perché non se ne parla abbastanza. Tutto ciò fa sì che venga sottovalutata la diagnosi precoce e quasi ignorate le cause della malattia. Nel 75% dei casi è da imputare al consumo di tabacco e di bevande alcoliche. Sono tumori ad alto impatto, anche emotivo, perché possono compromettere, non solo la funzionalità di organi importanti, ma anche l’immagine corporea con conseguenze negative sulla qualità di vita».

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Il peso del Covid, un piano di telemedicina per risparmiare 4,5 miliardi all’anno

Il peso del Covid, un piano di telemedicina per risparmiare 4,5 miliardi all'anno
Il peso del Covid, un piano di telemedicina per risparmiare 4,5 miliardi all'anno

Si stima che il Covid-19 abbia generato un sovraccarico di costi per la sanità italiana quantificabile in 1,8 miliardi di euro, di cui più di 1,5 miliardi per i casi guariti e quasi 260 milioni per i casi che hanno portato a decessi legati al virus. È la stima condotta dal think tank “Welfare Italia”, l’iniziativa, realizzata da Gruppo Unipol e The European House – Ambrosetti, nel Rapporto 2020 presentato in questi giorni. Dati destinati a crescere, dal momento che la pandemia non accenna a esaurirsi. In particolare si dovranno aggiungere i costi – per ora solo stimati in oltre 300 milioni di euro – per i tamponi effettuati, per le giornate di terapia intensiva (già oltre 265 milioni) e dall’anno prossimo per l’acquisto e l’erogazione dei vaccini. In questo quadro, il programma nazionale di riforma del Governo, elaborato come base per il Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa (PNRR), le cui progettualità sono funzionali all’ottenimento dei fondi del cosiddetto Recovery Plan, riporta un fabbisogno per la sanità pari a 32 miliardi necessari ad attuare un piano di completo rinnovo infrastrutturale e tecnologico. Alla luce dell’incremento di spesa legato alla pandemia, si stima che al 2020 la spesa sanitaria italiana potrebbe superare i 120 miliardi di euro, con un peso rispetto al Pil stimato al 2020 superiore al 7,5%. Il Rapporto “Welfare Italia” ricorda che l’impennata di spesa sanitaria segue anni in cui si era assistito a tagli e mancati aumenti, in piena controtendenza a quanto registrato nei principali Paesi europei. Nel 2009 la spesa sanitaria pubblica era pari al 7% del Pil, mentre al 2018 il valore è sceso al 6,4% seguendo un trend di continua decrescita a fronte di una media dell’Eurozona del 7,9% con il picco della Germania pari al 9,6% del Pil.

IL MIX

Rispetto alla componente sanitaria, è importante sottolineare anche la tempestività e il sostegno fornito dalla componente integrativa durante l’emergenza pandemica. L’emergenza Covid-19 ha colpito il sistema sanitario nel suo complesso e la sua componente integrativa è intervenuta anche attraverso strumenti assicurativi quali misure di sostegno ex-post, rivolte ai soggetti colpiti o agli assicurati che hanno subito perdite economiche; ampliamento delle prestazioni e dei servizi offerti, seppur con ampi spazi di manovra nell’ottica di una sinergia tra pubblico e privato. Tra i diversi attori privati che sono intervenuti, il settore assicurativo ha infatti introdotto tempestivamente nuove soluzioni a sostegno della popolazione e a contrasto degli impatti del Covid. L’ultimo in ordine di tempo è quello offerto da UnipolSai che ha deciso di regalare ai suoi 10 milioni di clienti una copertura sanitaria UniSalute per far fronte alle possibili conseguenze del Covid-19: #UniSalutePerTe è il nome dell’iniziativa, attivabile tramite l’app UnipolSai, che offre gratuitamente un Teleconsulto medico H24 e videoconsulto medico specialistico; 100 euro al giorno di indennità da ricovero fino a 14 giorni; 2.000 euro di indennità post ricovero in terapia intensiva. Non da oggi la sanità integrativa fornisce un sostegno molto rilevante alla componente “salute” del welfare mix: basti considerare che a fronte di una spesa sanitaria totale pari oltre 154,8 miliardi di euro, quasi il 26% (più di 40 miliardi) è riconducibile al privato. Tale spesa registra inoltre una crescita costante nell’ultimo decennio. Rispetto alla composizione di tale spesa è importante sottolineare che nel sistema italiano la quota prevalente di spesa privata è finanziata dalle famiglie con modalità out-of-pocket (90% al 2018 contro l’80% in Spagna e Germania, il 75% nel Regno Unito e il 56% in Francia).

L’OBIETTIVO

Il Rapporto “Welfare Italia”, a fronte dell’esperienza prodotta dall’emergenza Covid-19, indica per l’area sanità un obiettivo specifico: la creazione di banche dati interoperabili e nuovi servizi digitali, tra cui un progetto pilota di telemedicina coordinato a livello nazionale e scalabile in tutto il Paese. «L’attivazione di un progetto pilota su larga scala nazionale per la realizzazione di un sistema di telemedicina – si legge nel Rapporto – potrebbe richiedere un investimento stimato in circa 5 miliardi di euro e consentirebbe una riduzione delle giornate di degenza fino al 25%, con un risparmio di circa 1,5 miliardi di euro ogni anno (per un totale di 7,5 miliardi in 5 anni). Inoltre, la riduzione dei tempi di attesa e le minori necessità di spostamento, soprattutto per i territori più isolati, porterebbero un risparmio di oltre 3 miliardi di euro annui portando quindi complessivamente a circa 4,5 miliardi di euro ogni anno il risparmio abilitato da un piano di telemedicina».

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Nancy Brilli: «Tanti mini alert tipo jackpot, mi fa male tutto. Ci vuole un tutorial che liberi noi scalcagnatelli da questi fastidi»

Nancy Brilli
Nancy Brilli

Il presupposto iniziale è che il dolore sia ciò che ognuno di noi dice di essere il dolore. Non fa una piega. Il sistema biologico complesso che ci definisce attiva un allarme indicante un rischio. Stessa funzione della paura. Quindi, laddove sospetti che non stia bene, immediatamente mi sento poco bene. Diciamo che in questo preciso momento storico di sospensione energetica, di rompimento fotonico, il mio corpo ha una serie di mini alert accesi a palla fissa, un jackpot, una luminaria che manco il peggio video techno pop, evidenziata in grassetto minuscolo a tutti i livelli, in ogni luogo, sempre. Niente d’intensissimo o di pericoloso, che per quello abbiamo già dato, ma una sequela di geolocalizzazioni riferite che mi avvertono che si, sono viva, e il mio corpo è comunque in modalità on.

SENSAZIONI

Assurda questa cosa, se ci pensi, di percepire il corpo solo se sopraggiunge un qualcosa di anomalo. Beh, anche di piacevole, ma non è questa la sede, andremmo fuori tema. Tornando a bomba, il problema è che ci si abitua. Tutto diventa solito: il solito doloretto, il solito rimescolio, il solito stramballamento. Conseguenza notevole è il non rendersi conto se poi sopravviene un che d’insolito, che può schiantarti a letto o peggio. In sensazioni come queste si è tutti un po’ fratelli, ciò che cerchi in effetti è vicinanza morale, e ne trovi esattamente quanta te ne serve, no forse anche di più, abbastanza da commiserarti voluttuosamente seppure in realtà la morbosa attenzione pretesa dal nostro corpo rispetto ai suoi presunti problemi lo renda vagamente distratto verso quelli degli altri in generale, e non sia mai a qualcheduno venga in mente di chiederti sinceramente come stai, poi ti tocca dirglielo. Sarebbe bello se l’incriccata varietà di piccoli insulti che sopravvengono più volte al dì decidessero, motu proprio, di dissolversi educatamente durante la notte.

MANUALETTO

Invece no, invece manco per niente. Il buio, la quiete, acutizzano ciò che prima era a latere, il lieve ma multiplo disturbo si assomma, si centralizza e dà inizio agli entusiasmi del caso, con ulteriori fondamentali anomalie che appallano il riposo, necessario più di tutto, ora più di sempre. Io non lo so, mi domando: ma qualcuno che, passato il momento di sovrappiù ormonale, diciamo non propriamente vecchio, ma neanche ineducatamente giovane, possa in coscienza affermare di non sentire fastidio di alcun tipo, esiste? Se c’è, o conosce un modo per liberarsi di esso, sarebbe d’uopo producesse un tutorial di pratica consultazione, anche un manualetto stampato va bene, e avrebbe da me, da noi scalcagnatelli, un grazie imperituro di rara potenza espressiva. È un’occasione. Palesati.

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I consigli per un mese: 5 mosse per mettere ko l’autunno

I consigli per un mese: 5 mosse per mettere ko l'autunno
I consigli per un mese: 5 mosse per mettere ko l'autunno

Dimenticate le zucchine, fatevi passare la nostalgia degli asparagi, smettete di sognare le fragole. Non è stagione. E come ormai ripetono fino a sfinirci i nutrizionisti a tavola si deve sfogliare il calendario e mangiare quello che la natura offre in quel momento. Questione di salute, innanzitutto, ma anche di soldi. I nostri alleati del benessere nel mese di novembre sono zucca e melograno. Se la dieta autunnale può aiutarci a star meglio offrendoci vitamine “amiche”, la stagione delle foglie secche può portare malinconia e senso di stanchezza, colpa del buio che arriva troppo presto e della fame di luce che comincia a farsi sentire. Per contrastare il mal d’autunno, ecco che ci viene in aiuto il magnesio. Fatene una buona scorta, mangiando frutta secca e bevendo di più. A tutti gli uomini novembre dovrebbe ricordare qualcosa di molto importante per la loro salute: è il mese della prevenzione delle patologie andrologiche. Ultimo consiglio: in questo periodo il sonno potrebbe essere capriccioso, tenetelo sotto controllo con lo smartwatch.

1 – Zucca e melograno: il potere di sostanze antiossidanti

Di zucca mangiatene quanto volete. Povera di calorie (solo 18 per 100 grammi, il 95,5% è composto da acqua), ricca di fibre (regala un senso di sazietà) contiene tanto carotene, cioè la sostanza che l’organismo utilizza per produrre la vitamina A, con proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. E ancora, “regala” vitamine C e B1 insieme a calcio, fosforo sodio e potassio. Un ortaggio alleato del cuore. E non buttate via i semi, sono ricchi di cucurbitina, una sostanza che aiuta a prevenire la cistite, e di acidi grassi essenziali come Omega-6 e Omega-3. Passiamo al melograno, un altro prezioso antiossidante grazie ai tannini e alle antocianine. Meglio sceglierlo pesante, è più ricco di succo. È una fonte di fibre utili per una buona digestione e per proteggere la salute dell’intestino. La granatina B e la punicalagina presenti nel succo contrastano l’azione dei radicali liberi. Un toccasana.

2 – Lattoferrina e vitamina D per il sistema immunitario

Difendersi: è la parola d’ordine di questa stagione. La dieta è di grande aiuto, ma a volte i mattoncini che proteggono il nostro organismo dagli attacchi dei virus vanno rinforzati. Ed ecco che ci vengono in soccorso gli integratori. Consigliabile in questo periodo assumere un integratore che contenga lattoferrina, zinco e vitamina D, efficaci per aumentare le difese immunitarie e proteggere dalle infezioni le vie respiratorie. La lattoferrina, in particolare, è una glicoproteina in grado di combattere l’azione virale di molte malattie, e viene somministrata anche a chi ha contratto il Covid.

3 – Visite e analisi dedicate all’uomo

Novembre è anche “Movember” (dalla fusione di moustache, baffi, e november), il mese dedicato alla salute degli uomini. In Europa ci sono due milioni e mezzo di persone a cui è stato diagnosticato il tumore alla prostata. La Società italiana di urologia, con il patrocinio della Fondazione Movember, ogni anno promuove la campagna di prevenzione del tumore alla prostata (le informazioni sul sito www.siu.it). A partire dai 40 anni, ogni uomo dovrebbe sottoporsi a una serie di analisi mediche per rilevare in tempi precoci la presenza di sintomi sospetti di patologie andrologiche. Troppi se ne dimenticano.

4 – Idratarsi con il magnesio: così si riprende energia

Stressati? Tristi? La colpa è anche della stagione. «Una corretta idratazione a base di magnesio può aiutarci ad affrontare al meglio l’autunno e a mitigare gli effetti del cattivo tempo sul sistema emotivo e sul nostro corpo, come il calo di energia e di efficienza – spiega Alessandro Zanasi, esperto idrologo docente della Scuola di specializzazione in Malattie dell’apparato respiratorio dell’Università di Bologna – È importante sapere che il magnesio è un micronutriente con un ruolo chiave per la regolazione dell’umore e la cura dello stress. Lo possiamo trovare in diversi alimenti, come frutta secca e cibi integrali, ma anche in un altro elemento fondamentale per la nostra dieta: l’acqua».

5 – Dormire con gli “occhi aperti”: la notte monitorata dalla App

Il buio si allunga, la luce di accorcia e il sonno fa i capricci. In autunno cambia il bioritmo, e sono in tanti ad avere difficoltà ad adattarsi al nuovo ciclo e ritrovare un riposo senza interruzioni. Volete sapere qualcosa di più sul vostro sonno? Seguire l’andamento del ritmo veglia-riposo? Basta controllare il polso. Tra le funzioni dei nuovi smartwatch con controllo della salute, c’è anche la funzione sleep tracking che ci dice quanto e come abbiamo dormito. Il tracciamento del sonno può essere fatto anche con semplici braccialetti da infilare al polso, app da installare sullo smartphone o sensori da applicare direttamente al materasso. Ci dicono quanto siamo stati svegli e quanto abbiamo dormito, compreso il tempo necessario per addormentarci, e registrano i movimenti notturni.

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Colesterolo, la linea dall’Oms: dal 2023 addio ai grassi idrogenati

Colesterolo, la linea dall'Oms: dal 2023 addio ai grassi idrogenati
Colesterolo, la linea dall'Oms: dal 2023 addio ai grassi idrogenati

Gli americani li chiamano grassi “trans” e, per gli esperti di tutto il mondo, sono i grassi più pericolosi per la salute delle arterie. Se fino a qualche anno fa a destare preoccupazione erano soprattutto i grassi saturi, quelli contenuti nel burro, nello strutto, nelle carni processate e nei formaggi cremosi, come anche nell’olio di palma e di cocco, adesso sono loro i principali nemici della salute cardiovascolare. Si tratta di grassi industriali che, nelle nostre etichette, si nascondono dietro il nome di “grassi idrogenati”. I grassi trans sono prodotti industrialmente attraverso l’idrogenazione parziale di grassi vegetali di basso costo (palma, cocco, eccetera) o derivati dal pesce. Questo consente di ottenere un grasso più compatto, più apprezzato dal palato.

Limitazioni

Si trovano, generalmente, negli snack salati, nei prodotti spalmabili di produzione industriale e nei fritti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato loro ufficialmente guerra con il programma “Replace” che mira a farli scomparire dalla dieta di tutto il pianeta entro il 2023, perché fanno aumentare il colesterolo cattivo (Ldl), a scapito di quello buono (Hdl). Una dieta ricca di grassi trans aumenta il rischio di malattie cardiovascolari del 21% e la mortalità dei 28%. Per questo gli esperti raccomandano di non superarne un consumo giornaliero di 2-2,5 grammi. Quindi, occhio alle etichette dei cibi confezionati. I grassi alimentari naturali si distinguono in saturi, monoinsaturi e polinsaturi. I primi sono per lo più di origine animale (carni grasse, salsicce, strutto, pancetta, uova, crostacei, formaggi grassi, burro) ma sono presenti anche in alcuni oli vegetali (cocco e palma). Un eccesso di grassi saturi nella dieta fa aumentare il colesterolo Ldl e dunque predispone alle malattie cardiovascolari. Semaforo verde per grassi mono e polinsaturi di origine vegetale (olio d’oliva, frutta a guscio, semi, avocado, olive) e per i polinsaturi di pesce azzurro, salmone e sgombro. In una dieta sana il contenuto di grassi non dovrebbe comunque superare il 30% delle calorie totali e quello dei grassi saturi dovrebbe essere inferiore al 10%. Un buon apporto di fibre alimentari (frutta, verdure, cereali integrali, legumi) contribuisce a ridurre il colesterolo Ldl.

Mascherina obbligatoria a scuola, i pediatri: «Nessun rischio per i bimbi»

Sui banchi di scuola ti conosco mascherina
Sui banchi di scuola ti conosco mascherina

Va bene quella chirurgica e quella personalizzabile. Ma, una regola devono ricordare i genitori: deve essere cambiata ogni giorno se si tratta della usa e getta e lavata in lavatrice tutte le sere se di stoffa. Sono poche le norme da seguire per i più piccoli che, come gli adulti, devono proteggersi naso e bocca. A scuola e in tutti i luoghi dove il distanziamento potrebbe non essere corretto. All’entrata e all’uscita della scuola, negli spazi comuni. La mascherina non è obbligatoria per chi è al di sotto dei 6 anni e per quei bambini con forme di disabilità non compatibili con l’uso della protezione. «Indossarla non indebolisce il sistema immunitario dei piccoli – spiegano alla Società italiana di pediatria – come è stato erroneamente divulgato. Né aumenta la possibilità di ammalarsi. Dobbiamo sempre tenere a mente che la mascherina previene il diffondersi delle infezioni e va portata dai bambini per evitare la trasmissione del coronavirus tra asintomatici». Può, ovviamente, essere tolta per bere e mangiare e in tutte le occasioni in cui si sta all’aria aperta e si può stare abbastanza lontani. È importante, secondo gli specialisti, spiegare anche ai più piccoli il significato di quella protezione senza generare ansia e allarme. Si potrebbe far diventare la mascherina un indumento che si indossa per travestirsi e fare un nuovo gioco. Da mettere sul viso con grande attenzione.

«Mantenere sani i polmoni di tuo figlio è importante! Le mascherine non danneggiano i polmoni, mentre le infezioni respiratorie come Covid-19 possono farlo». Un messaggio alle mamme arriva dall’immunologa dell’università di Padova Antonella Viola, direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza. Che aggiunge: «Le mascherine sono realizzate con materiali traspiranti che non bloccano l’ossigeno. Sicuramente non influenzeranno la capacità del bambino di concentrarsi o imparare a scuola». In molte scuole si comincia consigliare l’uso generalizzato della mascherina trasparente per bambini e insegnanti. Permettono di leggere il labiale facilitando la comprensione e il dialogo anche in caso di alunni non udenti.

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