Il peso del Covid, un piano di telemedicina per risparmiare 4,5 miliardi all'anno

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di Marco Barbieri
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Giovedì 10 Dicembre 2020, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 01:42

Si stima che il Covid-19 abbia generato un sovraccarico di costi per la sanità italiana quantificabile in 1,8 miliardi di euro, di cui più di 1,5 miliardi per i casi guariti e quasi 260 milioni per i casi che hanno portato a decessi legati al virus. È la stima condotta dal think tank “Welfare Italia”, l’iniziativa, realizzata da Gruppo Unipol e The European House – Ambrosetti, nel Rapporto 2020 presentato in questi giorni. Dati destinati a crescere, dal momento che la pandemia non accenna a esaurirsi. In particolare si dovranno aggiungere i costi – per ora solo stimati in oltre 300 milioni di euro – per i tamponi effettuati, per le giornate di terapia intensiva (già oltre 265 milioni) e dall’anno prossimo per l’acquisto e l’erogazione dei vaccini. In questo quadro, il programma nazionale di riforma del Governo, elaborato come base per il Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa (PNRR), le cui progettualità sono funzionali all’ottenimento dei fondi del cosiddetto Recovery Plan, riporta un fabbisogno per la sanità pari a 32 miliardi necessari ad attuare un piano di completo rinnovo infrastrutturale e tecnologico. Alla luce dell’incremento di spesa legato alla pandemia, si stima che al 2020 la spesa sanitaria italiana potrebbe superare i 120 miliardi di euro, con un peso rispetto al Pil stimato al 2020 superiore al 7,5%. Il Rapporto “Welfare Italia” ricorda che l’impennata di spesa sanitaria segue anni in cui si era assistito a tagli e mancati aumenti, in piena controtendenza a quanto registrato nei principali Paesi europei. Nel 2009 la spesa sanitaria pubblica era pari al 7% del Pil, mentre al 2018 il valore è sceso al 6,4% seguendo un trend di continua decrescita a fronte di una media dell’Eurozona del 7,9% con il picco della Germania pari al 9,6% del Pil.

IL MIX

 Rispetto alla componente sanitaria, è importante sottolineare anche la tempestività e il sostegno fornito dalla componente integrativa durante l’emergenza pandemica. L’emergenza Covid-19 ha colpito il sistema sanitario nel suo complesso e la sua componente integrativa è intervenuta anche attraverso strumenti assicurativi quali misure di sostegno ex-post, rivolte ai soggetti colpiti o agli assicurati che hanno subito perdite economiche; ampliamento delle prestazioni e dei servizi offerti, seppur con ampi spazi di manovra nell’ottica di una sinergia tra pubblico e privato.

Tra i diversi attori privati che sono intervenuti, il settore assicurativo ha infatti introdotto tempestivamente nuove soluzioni a sostegno della popolazione e a contrasto degli impatti del Covid. L’ultimo in ordine di tempo è quello offerto da UnipolSai che ha deciso di regalare ai suoi 10 milioni di clienti una copertura sanitaria UniSalute per far fronte alle possibili conseguenze del Covid-19: #UniSalutePerTe è il nome dell’iniziativa, attivabile tramite l’app UnipolSai, che offre gratuitamente un Teleconsulto medico H24 e videoconsulto medico specialistico; 100 euro al giorno di indennità da ricovero fino a 14 giorni; 2.000 euro di indennità post ricovero in terapia intensiva. Non da oggi la sanità integrativa fornisce un sostegno molto rilevante alla componente “salute” del welfare mix: basti considerare che a fronte di una spesa sanitaria totale pari oltre 154,8 miliardi di euro, quasi il 26% (più di 40 miliardi) è riconducibile al privato. Tale spesa registra inoltre una crescita costante nell’ultimo decennio. Rispetto alla composizione di tale spesa è importante sottolineare che nel sistema italiano la quota prevalente di spesa privata è finanziata dalle famiglie con modalità out-of-pocket (90% al 2018 contro l’80% in Spagna e Germania, il 75% nel Regno Unito e il 56% in Francia).

L’OBIETTIVO

 Il Rapporto “Welfare Italia”, a fronte dell’esperienza prodotta dall’emergenza Covid-19, indica per l’area sanità un obiettivo specifico: la creazione di banche dati interoperabili e nuovi servizi digitali, tra cui un progetto pilota di telemedicina coordinato a livello nazionale e scalabile in tutto il Paese. «L’attivazione di un progetto pilota su larga scala nazionale per la realizzazione di un sistema di telemedicina – si legge nel Rapporto – potrebbe richiedere un investimento stimato in circa 5 miliardi di euro e consentirebbe una riduzione delle giornate di degenza fino al 25%, con un risparmio di circa 1,5 miliardi di euro ogni anno (per un totale di 7,5 miliardi in 5 anni). Inoltre, la riduzione dei tempi di attesa e le minori necessità di spostamento, soprattutto per i territori più isolati, porterebbero un risparmio di oltre 3 miliardi di euro annui portando quindi complessivamente a circa 4,5 miliardi di euro ogni anno il risparmio abilitato da un piano di telemedicina».

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