Si accorcia l'aspettativa di vita ma crescono i centenari: longevi si diventa. Ecco come

La logica è quella di un paradosso: hanno attraversato la pandemia e sono pure aumentati.

Contiamo circa 17.200 centenari e molti di loro hanno anche superato il secolo. Nel 2020 sfioravano i quindicimila. Oggi sembrano essere proprio loro, con i due milioni di over 85, a farci guardare al futuro con occhi sereni. E, soprattutto, a ripensare le ricerche mediche e tecnologiche. Nei laboratori è tutto un fiorire di studi, analisi e confronti non solo per allungare l’aspettativa di vita (da noi accorciata di 1,2 anni con l’arrivo del Covid) ma per far sì che si possa stare il più possibile in salute. Una rivoluzione nei progetti scientifici, nella pianificazione delle nuove “costruzioni” farmacologiche ma anche, e soprattutto, nel nostro modo di intendere quella fase dell’esistenza.

L’EVOLUZIONE

C’era un tempo in cui si parlava di “vecchiaia”, poi la parola è stata cancellata e sostituita prima da “età anziana” e poi da “terza età”. Si cambia di nuovo: ora ci si riferisce alla longevità. E a tutto quello che possiamo fare, fin da giovani, per progettarla al meglio. Da capo a piedi. Ha destato stupore ma, sicuramente, ha fatto scuola il recente colpo di testa della regina Elisabetta, 95 anni. Ha rifiutato il premio 2021 di “Anziana dell’anno” indetto dalla rivista The Oldie. “Vecchio è chi vecchio si sente” ha risposto con una lettera al magazine destinato agli anziani. «Sua Maestà – ha scritto il suo segretario particolare, Tom Laing-Bake – crede che uno abbia gli anni che si sente e, in quanto tale, la regina non ritiene di rispondere ai criteri pertinenti per accettarlo. Si augura, dunque, che voi troviate un destinatario più adatto». Come darle torto e come non prendere esempio. Anche se la sovrana inglese, dalla sua, ha uno studio scientifico, secondo il quale i Windsor vivono mediamente 26 anni in più dei loro sudditi. Un lavoro dell’International Longevity Centre e della Bayes Business School di Londra mirato a scoprire i segreti di lunga vita a Buckingham Palace. Sua mamma, la Regina Madre, è morta a 101 anni. Risultato, quasi scontato: la genetica è stata favorevole ma il tipo di cibo, le cure mediche appropriate e l’attività fisica hanno fatto il resto. Nonostante lo stress da sovrani.

LA MISSIONE

«Imparare ad andare avanti con gli anni e vivere bene è un compito complesso da perseguire sin dalle prime fasi della vita» spiega Micaela Morelli, la professoressa dell’Università di Cagliari che ha coordinato il progetto di cooperazione internazionale “Longevità, stili di vita, alimentazione: importanza della educazione”. A confronto gli studi compiuti su una parte della popolazione della longeva Sardegna, in particolare nell’Ogliastra, e quelli della Bielorussia. Un lavoro, iniziato nel 2016, che ha unito l’analisi della componente genetica e l’analisi dei batteri della flora intestinale con quella strettamente legata alle abitudini alimentari. Semplici e senza sofisticazioni: pane, pasta, latte, formaggi, carni arrostite, verdure e frutta. A differenza del passato in cui erano la fortuna dei geni e i pasti frugali a determinare, nella maggior parte dei casi, l’arrivo ai cento anni, oggi si hanno le conoscenze per salvaguardare il nostro organismo. Non a caso nei progetti scientifici si parla di “educazione”. È chiaro un dato: tre sono i principali fattori che regolano l’invecchiamento. Parliamo di infiammazione, metabolismo dei grassi e quello degli zuccheri. Tutti e tre, quindi, ampiamente controllabili con una corretta alimentazione. A questa conclusione è giunta un’ampia analisi realizzata tra l’Istituto di ricerca e cura Neuromed di Pozzilli (Isernia), Università di Bologna, Università dell’Insubria a Varese e Università Lobachevsky di Nizhny Novgorod (Russia) e pubblicato su Aging Research Reviews.

LA REGOLA

Accanto a quella anagrafica esiste infatti un’età biologica, quella che realmente rispecchia quanto il nostro corpo stia invecchiando. Modulando i processi infiammatori, nonché controllando grassi e zuccheri nel nostro corpo, si può almeno in parte frenare l’avanzare dell’età biologica di ciascuno di noi. I ricercatori sono stati in grado di definire tre principali strade comuni che sembrano influenzare l’età biologica di una persona: l’infiammazione, il metabolismo e trasporto lipidico insieme al metabolismo dei carboidrati. «Questi risultati – spiega Aurelia Santoro, ricercatrice al Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna – indicano come interventi sullo stile di vita, ad esempio aderire a una dieta di tipo mediterraneo, oppure la restrizione calorica o il digiuno intermittente, possano influire proprio sui tre processi biologici individuati, agendo sui metabolismi, lipidico e glucidico, ma riducendo anche il livello di infiammazione e di stress ossidativo dell’organismo». Come dire che cambiando alcune abitudini di vita oggi, nel mondo occidentale, è possibile aspettarsi di vivere a lungo oltre i novanta anni. Longevi. Non vecchi e non anziani.

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