Ipertensione, meglio prendere farmaci la sera: ora la terapia è personalizzata anche nel timing

Ipertensione, sul fronte dei trattamenti antipertensivi, non si registrano da anni grandi novità in termini di nuove molecole. Le principali categorie utilizzate sono beta-bloccanti, ACE-inibitori e sartani, calcio antagonisti e diuretici. Con questi farmaci, il medico struttura un trattamento su misura del singolo paziente, che tiene conto di eventuali patologie concomitanti (i beta bloccanti per un asmatico non vanno bene), oltre che delle preferenze del paziente. Novità importanti sul fronte del trattamento vengono dalla cronobiologia e dallo studio Hygia Chronotherapy che si è chiesto quando fosse meglio assumere i farmaci per la pressione, se la mattina o la sera.

IL QUESITO

Da sempre i medici consigliano di assumere la terapia per l’ipertensione (o almeno la maggior parte delle compresse) la mattina al risveglio. Questo perché i valori pressori non sono sempre uguali nel corso della giornata ma seguono un preciso ritmo nell’arco delle 24 ore, detto circadiano, ben visibile dai risultati dell’Holter pressorio delle 24 ore. I valori di pressione più elevati si registrano nelle prime ore del mattino, immediatamente prima del risveglio, poi la pressione scende, per aumentare di nuovo leggermente dopo pranzo; nel corso del pomeriggio e della sera la pressione si riduce fino a raggiungere i valori più bassi della giornata dopo l’addormentamento, nella notte. Una verità incrollabile dunque e un’abitudine inveterata quella di “fare colazione” con le pillole della pressione che tuttavia, un paio di anni fa, è stata minata alle basi dallo studio spagnolo Hygia, pubblicato su European Heart Journal e condotto su circa 19 mila ipertesi, seguiti per oltre 6 anni. Questa ricerca ha dimostrato che somministrare le pillole contro la pressione alta la sera, anziché al mattino, produce un’importante riduzione delle complicanze dell’ipertensione, in particolare ictus (-49%), infarti (-44%), scompenso cardiaco (-42%) e mortalità per cause cardiovascolari (-66%). I ricercatori spagnoli stanno ora cercando di definire quali siano i valori pressori ideali durante il sonno per produrre la maggior riduzione del rischio cardiovascolare, attraverso lo studio Thadeus, attualmente in corso. L’Hygia Project aveva infatti dimostrato che la pressione sistolica media durante il sonno rappresenta l’indicatore più importante per prevedere il rischio cardiovascolare di una persona, a prescindere dai valori pressori registrati durante il giorno.

I TEMPI

«I pazienti che assumono la terapia antipertensiva prima di andare a dormire, rispetto a quelli che prendono le pillole al mattino – afferma il professor Ramón C. Hermida, direttore dei Laboratori di Bioingegneria e di Cronobiologia dell’Università di Vigo (Spagna) – hanno una pressione più controllata e soprattutto mostrano un’importante riduzione del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari». Ma non tutti gli esperti sono d’accordo. A preoccupare sono i pazienti che durante la notte già mostrano valori pressori bassissimi (i cosiddetti grandi “dipper” dell’Holter pressorio) e i pazienti con glaucoma “a pressione normale” nei quali una riduzione superiore al 10% dei valori pressori notturni può aumentare il rischio di perdita del campo visivo. Insomma, anche in questo caso la parola d’ordine è personalizzazione: non sono della terapia, ma anche dell’orario di somministrazione dei farmaci.

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