Dopo l'infarto il cuore di nuovo a rischio se non ci si rilassa abbastanza

Malattie cardiache e insonnia formano una spirale, alimentandosi a vicenda: quasi la metà dei pazienti che soffrono di cuore ha difficoltà a dormire e questa condizione, a sua volta, aumenta il rischio di incorrere in gravi complicanze cardiovascolari, come l’infarto o l’ictus.

A fare il punto è uno studio coordinato dall’Università di Oslo pubblicato sulla rivista “Sleep Advances”. La ricerca ha coinvolto 1.068 pazienti che avevano avuto un infarto, un impianto di stent o di bypass in media 16 mesi prima. Il 21% dei pazienti era donna e l’età media era di 62 anni. Dall’analisi è emerso che quasi la metà (45%) soffriva di insonnia e il 24% aveva usato sonniferi nell’ultima settimana. A circa 4 anni dall’infarto, lo studio ha riscontrato 364 episodi di eventi cardiovascolari gravi, il 16% dei quali era direttamente collegato all’insonnia che costituiva il terzo fattore di rischio dopo il fumo (27%) e la bassa attività fisica (21%). Rispetto ai pazienti che non avevano problemi di sonno, il gruppo con insonnia aveva un aumento del rischio di incorrere in eventi cardiovascolari gravi di quasi il 50%. «I pazienti cardiopatici dovrebbero essere valutati per l’insonnia e ricevere un trattamento adeguato», spiega Lars Frojd, primo autore dello studio.

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