Una dose di ottimismo, medicina per il 2022

Fatica ad emergere, soffocato come è tra ansia e paura. L’ottimismo sembra non riuscire più a trovare un suo posto. Appare e scompare confondendosi con la speranza e l’illusione. Eppure, come dimostra la scienza, è proprio lui la forza vitale del nostro corpo e della nostra psiche. Ci allunga anche la vita. Basta leggere uno studio della University School of Medicine di Boston. La ricerca è stata condotta analizzando due gruppi di oltre 70 mila persone tra uomini e donne. I livelli di ottimismo sono stati testati attraverso un questionario che misura i sentimenti individuali verso il futuro. Gli scienziati hanno poi confrontato la durata di vita dei “positivi” con quella dei “negativi”. Le donne ottimiste, è emerso, vivono circa il 15% in più rispetto a quelle pessimiste. Tra gli uomini con un atteggiamento positivo nei confronti della vita, invece, si è registrato un aumento della longevità dell’11%. È possibile, spiegano i ricercatori, che l’ottimismo favorisca uno stile di vita più sano e legami sociali più intensi. Altri studi avevano già evidenziato il ruolo di questa felice attitudine nel riuscire a ridurre il rischio di coronaropatie e nell’aumentare le energie per contrastare lo stress.

LA STANCHEZZA

«Dobbiamo pensare all’ottimismo come una protezione per la psiche. Ormai tutti sanno che mascherina, igiene e distanziamento tengono lontano il virus dal nostro organismo. Ma quanti, invece, sanno che imparare ad essere ottimisti ci tutela dall’isolamento e dalla deriva? Purtroppo non se ne parla, facendo un grave danno sociale. Come noi stiamo vedendo – commenta Massimo Di Giannantonio professore di Psichiatria all’università di Chieti e presidente eletto della Società italiana di psichiatria – Sì, essere ottimisti si impara. Bisogna allenarsi, soprattutto in questo momento. Aiuta a non essere paralizzati dal panico che scaturisce da visioni catastrofiche e dall’incertezza. È, una capacità, quella di guardare le cose in modo diverso, di cui in oggi sentiamo di avere bisogno. Bisogna allenarsi, come nello sport, a individuare le opportunità anche in condizioni sfavorevoli». Stare perennemente in una condizione di difesa porta via la linfa vitale, trascina in una condizione (spesso reiterata) di paura e stanchezza. Senza luce. Parliamo di esercizi sicuramente più faticosi, di questi tempi, rispetto ad una seduta in palestra o una corsa nel parco. Ma necessari. Una dose di ottimismo, oltre quelle di vaccino, sembra essere la strada obbligata per iniziare un nuovo anno. Potrebbe sembrare senza senso e anacronistico, oggi, parlare di sguardo felice verso il futuro prossimo. Al contrario dobbiamo impegnarci a farlo «proprio per ricordare come l’essere umano abbia sempre avuto la tendenza e la capacità a cercare la costruzione, la progettualità, a porsi delle domande e a risolvere dei problemi» spiega Antonella Delle Fave, medico specialista in Psicologia Clinica e professore di Psicologia all’Università di Milano. Probabilmente nessuno ha saputo sintetizzare meglio i benefici dell’ottimismo di Winston Churchill quando disse che «l’ottimista vede l’opportunità in ogni calamità mentre il pessimista vede una calamità in ogni opportunità». L’ottimismo è associato con una migliore qualità della vita, e una minore propensione a sviluppare disturbi sia fisici che psichici. Sul piano comportamentale gli ottimisti fanno un maggior ricorso al sostegno dei medici e, in situazioni di necessità, riescono ad ottenere più efficacemente l’aiuto degli altri. Sul piano biologico gli stati emotivi positivi degli ottimisti, rinforzano il sistema immunitario dell’organismo, rendendolo più resistente alle malattie e più capace di recupero. Ad esempio, negli ottimisti, sono state trovare un maggior numero di cellule che migliorano l’immunità per le infezioni virali e il cancro. Pazienti ottimisti con disturbi cardiaci, hanno un minore rischio d’infarto. Un aiuto per allenarsi all’ottimismo può arrivare, per esempio, dal “Movimento Mezzopieno” (mezzopieno.org): una rete di persone, ricercatori, docenti, imprenditori, studenti, artisti e associazioni che crede «nella capacità di creare bellezza e armonia, nella forza della positività e della collaborazione». Mezzo pieno, appunto, viene visto il bicchiere da chi ha forza e voglia di alzare gli occhi e guardare avanti. Fonte di ispirazione da tenere a portata di mano in questa epoca è anche il manuale" Imparare l’ottimismo " (Giunti editore) del padre fondatore della Psicologia positiva, Martin Seligman, docente al Dipartimento di Psicologia dell’Università della Pennsylvania. Ci insegna, per esempio, a riconoscere il nostro “stile esplicativo”, cioè quello che diciamo a noi stessi di fronte alle avversità, a neutralizzare l’abitudine di pensare “mi arrendo”, a migliorare l’umore e lo stato del sistema immunitario e ad aiutare i nostri figli, fin da piccoli, ad utilizzare quelle modalità di pensiero. «Essere ottimisti, in questo momento, è una capacità di cui sentiamo il bisogno. Importante è riuscire a vedere le opportunità anche in circostanze sfavorevoli. Quando non si ha più motivazione e non si vede il senso di ciò che si fa – continua Di Giannantonio – la vita diventa tossica e insopportabile. Questo ci deve far allarmare. Questo è il momento per chiedere aiuto agli amici, ai parenti, al medico. Chi non riesce a guardare oltre è privo di energie, si sente svuotato e confuso. Sta davvero male».

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