Robot e intelligenza artificiale: da Roma a Lecce ecco le nuovi armi nella lotta ai tumori

Novità sul fronte delle operazioni oncologiche: la diffusione dell’intelligenza artificiale nella radioterapia e della robotica in sala operatoria sta facendo fare passi da gigante alla lotta contro i tumori. Ad esempio in quella contro il cancro ai reni. Grazie alla chirurgia robotica, anche masse di grosse dimensioni possono infatti essere trattate in modo da avere più possibilità di conservare l’organo e con un decorso postoperatorio di sole 24-48 ore. In particolare, l’operazione, ovvero la nefrectomia parziale, per tumori renali inferiori a 7cm offre risultati oncologici sovrapponibili alla nefrectomia radicale. Lo spiega il direttore dell’Unità di Urologia dell’Istituto nazionale Tumori – Regina ElenaGiuseppe Simone, pioniere in questo settore, che ha standardizzato l’intervento di nefrectomia parziale senza il clampaggio temporaneo – ovvero senza la chiusura temporanea tramite pinza – dell’arteria renale durante la fase di escissione del tumore. «Questa procedura minimizza l’ischemia al rene – sottolinea Simone – , con un trascurabile impatto sulla funzione renale post-operatoria». Anche per quanto riguarda la vescica, la cistectomia radicale – ovvero l’asportazione di vescica, prostata e vescicole seminali nell’uomo, e di vescica, utero e ovaie nella donna con il confezionamento di una nuova derivazione urinaria- «rappresenta il gold-standard di trattamento per neoplasie vescicali di alto grado. È un intervento complesso, gravato da un elevato tasso di complicanze. Presso il nostro reparto stiamo preferendo la ricostruzione per via interamente robotica».

I NODI

 La difficoltà tecnica nel confezionamento della derivazione urinaria per via interamente robotica, ha limitato la diffusione di tale tecnica, che è appannaggio esclusivo di alcuni centri di riferimento, studi hanno confermato, che la procedura robotica offre un dimezzamento del tasso di trasfusioni nel gruppo robotico (41% a fronte del 22%) e con risultati oncologici e funzionali a un anno sovrapponibili tra i gruppi operati in robotica e quelli invece in modo tradizionale. Non solo. «Dal punto di vista radioterapico – sottolinea il professor Piercarlo Gentile dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma – l’intelligenza artificiale e la fruibilità dei potenti e veloci sistemi di calcolo che ne sono alla base, ha permesso di ottenere le miglior opzioni terapeutiche, modificando all’istante forma, ingresso, durata dei fasci di radiazione, adattando in real time la pianificazione intera del trattamento radioterapico ai continui cambiamenti di posizione e di forma a cui sono soggetti le strutture del corpo umano, che siano bersagli tumorali da colpire o organi sani da risparmiare (Adaptive RT)»

LE PIATTAFORME

Nascono così piattaforme digitali (come l’Exac Trac Dynamic della BrainLab) che utilizzano contemporaneamente sistemi a raggi X, raggi infrarossi e termocamere, provenienti da una sofisticata tecnologia militare, per controllare il movimento durante il trattamento e soprattutto innovative apparecchiature ibride (come il Meridian della ViewRay)che associano una risonanza magnetica ad un acceleratore lineare, permettendo di condensare in una sola macchina tutte le tecniche innovative della moderna radioterapia (IMRT-IGRT-Adaptive RT). Questa rivoluzionaria tecnologia, utilizzata dal centro di radioterapia dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, ha permesso di offrire una terapia estremamente efficace e molto ben tollerata per la maggior parte delle patologie oncologiche, migliorando sensibilmente la qualità di vita di questi pazienti. «L’indicazione terapeutica – continua Gentile – pertanto si è modificata ampliandosi, quindi una radioterapia utile non solo per le forme primitive localizzate, ma anche per le forme oligometastatiche, cioè con un numero limitato di metastasi. Questo perché l’altissima precisione raggiunta dai nuovi sistemi di radioterapia permette di controllare con grande efficacia queste localizzazioni a distanza con poche sedute e senza importanti tossicità». Le nuove conoscenze in oncologia hanno oramai chiarito che le metastasi non sono solo un effetto dell’aggressività del tumore primitivo, ma sono a loro volta fonte di partenza di altre cellule con potenziale metastatizzante.

LAVORARE IN SQUADRA

Dal punto di vista oncologico Vincenzo Emanuele Chiuri,  dirigente di I° Livello presso l’unità operativa complessa di oncologia medica dell’ospedale Vito Fazzi di Lecce, sostiene che una delle sfide «è comprendere come strutturare l’iter terapeutico dei pazienti affetti da neoplasia renale in stadio avanzato, a fronte della pletora di farmaci (e delle loro combinazioni) attualmente a disposizione. Diventa così fondamentale il lavoro in equipe multidisciplinare». Altro elemento importante, è la possibilità di partecipare a studi clinici, «riuscendo, in tal modo mettere a disposizione dei pazienti farmaci potenzialmente efficaci prima della loro introduzione nella pratica clinica quotidiana».

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