La pediatra Elena Bozzola: «Il miglior regalo di Natale ai bambini? Il vaccino. E tempo insieme in serenità»

Cominciamo con una bella letterina. «Caro Babbo Natale, sono stato bravo. Ho sempre portato la mascherina, la maestra dice che mascherati siamo più forti. Non ho fatto a botte con il mio compagno e non l’ho mai abbracciato. Mi lavo sempre le mani e quando devo fare uno starnuto copro la bocca. Ti prego: fai tornare se puoi la vita di prima. Ma se nemmeno tu sei più forte del virus, fammi almeno un po’ felice con questi regali…». Quali? Sorrisi, innanzitutto, e tanta serenità, perché i bambini hanno respirato per troppo tempo stress e tensioni in famiglia. Stop ai pensieri pesanti, almeno a Natale. «Il regalo più bello che si possa fare ai bambini in questo momento è del tempo da trascorrere insieme in modo costruttivo, cercando di creare un’atmosfera di pace e tranquillità», Elena Bozzola, pediatra infettivologa dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, è segretario nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP).

Avviciniamoci ai giorni di festa con uno spirito leggero, per quanto possibile. «Preparare l’albero e il presepe con loro, recuperando le tradizioni e coinvolgendoli nell’allestimento. Serve a sviluppare la creatività e la fantasia, e li impegna in attività manuali. Torniamo alla letterina per Babbo Natale, è un ottimo esercizio di immaginazione. I bambini in questo momento hanno bisogno di sognare a occhi aperti, di abbandonarsi a pensieri piacevoli». E quale sogno più bello di Babbo Natale che arriva con i giochi?

GADGET DIGITALI

A proposito, quali scegliere? «Limitare il numero dei regali e sceglierli in modo accurato», suggerisce la pediatra. «Meglio giocattoli che possano stimolare l’apprendimento, la fantasia e la manualità. Penso a costruzioni, puzzle, colori e tempere. Giochi di carte o da tavolo, alcuni possono anche favorire la familiarità con le lingue straniere, libri da leggere insieme». Niente gadget digitali? «Direi di no, i bambini sono stati fin troppo abbandonati a tablet e smartphone. Già a due anni sono capaci a usarli e i genitori se ne fanno un vanto. Semmai, questi dispositivi andrebbero limitati». La società italiana di pediatria ha dettato delle regole. «Nessun device elettronico fino a due anni. Da quell’età fino ai cinque anni – avverte la pediatra – l’uso va limitato a un’ora al giorno. E dai 5 agli 8 anni, non più di due ore. Vanno assolutamente vietati durante i pasti, la sera prima di andare a dormire e non usarli mai come pacificatori, per far smettere pianti e capricci». E poi, regalare passeggiate all’aria aperta, la partitina di pallone, i giochi al parco. Dolci? Sì, ma senza esagerare. Tra le eredità di dad e lockdown, c’è la “covibesity”, l’aggravamento dell’obesità. Secondo uno studio del Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) su oltre 432mila bambini e ragazzi tra 2 e 19 anni, il tasso di incremento dell’indice di massa corporea (che misura il rapporto tra peso e altezza) è raddoppiato rispetto al periodo pre-pandemia, e la percentuale di obesi è passata dal 19,3% al 22,4%. 0 Non è l’unico danno. «Abbiamo registrato un aumento dell’84% degli accessi in pronto soccorso per patologie di natura neuropsichiatrica, come ansia e depressione – aggiunge la pediatra – dai 9 anni si manifestano già disturbi del comportamento alimentare, anche tra i maschietti. Sono in crescita anche i disturbi della comunicazione, dovuti al distanziamento e alle restrizioni nella socialità». Che possono fare i genitori? «Cercare con i figli un dialogo costruttivo, creare momenti di incontro all’aria aperta, e nel rispetto delle regole incoraggiare i rapporti con i coetanei. Facciamo di tutto insomma perché non diventino piccoli schiavi della tecnologia». Ed infine, raccomanda la pediatra, «regaliamogli il vaccino». I genitori che non la pensano allo stesso modo evitino di discuterne davanti ai figli piccoli per non accrescere l’ansia. «La cosa migliore è confrontarsi con il pediatra di famiglia, esprimendo dubbi e perplessità. Anche nei bambini si possono manifestare forme gravi di malattia. Proteggendoli inoltre li aiutiamo ad affrontare con più serenità anche la scuola. Quando un compagno si ammala, gli altri spesso si impauriscono: adesso mi ammalo anche io? Torneremo a scuola? I bambini non hanno timore dei vaccini, ne hanno già fatti altri. Sono più spaventati i genitori. I miei figli, 9 e 7 anni, mi chiedono: quando tocca a noi? Il più bel regalo che possiamo far loro in questo momento è restituire il prima possibile la normalità». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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