Covid e l'igiene in casa: quando la pulizia diventa una vera malattia. Ecco come uscirne

Ore e ore passate a pulire e disinfettare la casa. E sempre con l’idea che qualche macchia di sporco magari sia sfuggita. Guanti e disinfettanti per le mani pronti all’uso in ogni angolo della casa come nella borsa. Senza però essere sicuri di averle linde a dovere. E poi il pensiero fisso che tutto intorno deve essere ripulito, lavato, disinfettato. Per chi soffre di rupofobia, ossia la paura dello sporco, gli ultimi dodici mesi di pandemia non hanno fatto altro che accentuare il disagio legato alla contaminazione degli oggetti infettati dal Covid-19. Difficile quantificare quante siano oggi le persone che devono fare i conti con questo disturbo, non tutte infatti rientrano nella statistica dei casi clinici. Di certo l’impatto della pandemia sulla psiche è stata davvero notevole.

I NUMERI

Secondo la Società italiana di Neuropsicofarmacologia, metà delle persone contagiate manifesta disturbi psichiatrici: il 42% soffre di ansia o insonnia, il 28% di disturbo post-traumatico da stress e poi c’è un 20% che combatte con un disturbo ossessivo-compulsivo. A ciò si aggiunga che il 32% sviluppa sintomi depressivi. Ma non se la passano bene nemmeno le persone che sono state accanto a un familiare positivo al Covid: si stima che almeno il 10% andrà incontro a depressione entro un anno. «La pandemia ha colpito le angosce primitive più comuni – spiega Giulia Maffioli, presidente dell’Associazione nazionale psicologi psicoterapeuti – dalla paura di essere in pericolo di vita a quella di essere un possibile portatore di patologie». Ecco che allora il bisogno di pulire sempre tutto prende il sopravvento. «Le persone che tendono a manifestare la paura dello sporco sono caratterizzate da un forte senso di responsabilità. Vivono quindi con la tendenza al controllo e ad assumersi la colpa per non aver fatto abbastanza per proteggere se stessi e gli altri».

IL CAMPANELLO D’ALLARME

Si tratta di comportamenti legati alla struttura della personalità e possono aumentare quando è forte lo stato di ansia. Curare con una certa attenzione l’ordine e la pulizia della casa non sempre però deve far preoccupare. Il campanello di allarme lo dà il tempo che si trascorre in queste occupazioni e soprattutto la ripetitività dei gesti. «I comportamenti ossessivi sono incontrollati. La persona che ne soffre in genere si rende conto che certe modalità di pulizia sono esagerate, ma non può farne a meno, perché è sopraffatta dalla paura e dall’ansia – aggiunge la psicologa – Quando la situazione diventa più seria spesso non riesce nemmeno a vivere una vita normale e si ritrova a pulire magari cinque volte di seguito il piano cottura». Per evitare che il bisogno incontrollato a disinfettare sfugga di mano e si debba ricorrere all’aiuto di un esperto, i primi a poter invertire la rotta sono i familiari. «L’aspetto più importante da mettere in atto è la condivisione delle paure e delle preoccupazioni – precisa Maffioli – Occorre far comprendere che ognuno di noi deve accettare il proprio senso di impotenza. Non possiamo gestire tutto. La possibilità che una persona cara per esempio si ammali è legata a talmente tante variabili che nessuno può essere direttamente colpevole. L’importante è che non ci sia una colpevolizzazione di chi si trova in questa condizione di disagio».

L’EFFETTO

Esiste poi uno stratagemma pratico. Le persone che ripetono più volte un gesto lo fanno perché la memoria è disturbata dall’ansia: non ricordando di averlo eseguito o non essendo sicuri di averlo compiuto in modo corretto tendono a ripeterlo. Quindi, basta a volte concentrarsi sul gesto che si vuole compiere ed impedire così all’ansia di pervadere tutto. Strano a dirsi, ma la tendenza a pulire troppo vale anche per gli uomini. «Anche se – ammette però la psicologa – forse nei maschi si manifesta piuttosto nella cura eccessiva della pulizia personale oppure nella ritualità di controllare e mettere ordine nelle proprie cose».

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