Cataratta, lenti intraoculari per un intervento risolutivo

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di Giovanni Del Giaccio
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Giovedì 10 Dicembre 2020, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Maggio, 15:59

Una lente vi salverà. Proviamo a raccontare così l’ultima scoperta in fatto di intervento alla cataratta, vale a dire per uno dei difetti più comuni della vista. Si calcola – la fonte è la Società oftalmologica italiana (Soi) – che ogni anno 650mila persone nel nostro Paese si sottopongono a questa operazione che si esegue in anestesia locale e in poco tempo, nonostante si tratti di «un intervento di microchirugia sofisticato, delicato e ad elevato contenuto tecnologico», spiega Massimiliano Sepe, dirigente dell’oculistica all’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Prima di arrivare alla sala operatoria, però, è bene semplificare il processo visivo. «La luce arriva ai nostri occhi e viene messa a fuoco formando un’immagine sulla retina – aggiunge il medico – La retina poi trasforma il segnale luminoso in elettrico, trasmesso al cervello attraverso il nervo ottico. La messa a fuoco sulla retina è data dalla cornea e dal cristallino che è la lente dell’occhio». Se dobbiamo alla “curvatura” della cornea i difetti astigmatici, è il cristallino – chiamato così per la sua trasparenza – a essere responsabile anche della “accomodazione” ovvero la messa a fuoco per la visione degli oggetti lontani o vicini.

IL FATTORE ETÀ

«Con l’età il cristallino diventa dapprima rigido, poi ingiallisce e diventa opaco – aggiunge Sepe – Così, in genere, a partire dai 45 anni di età perdiamo man mano la capacità accomodativa e siamo costretti o a usare occhiali per leggere o a portare correzioni con lenti di diverso potere per vicino e per lontano». La cataratta non è altro che l’opacità del cristallino ed è responsabile della perdita della capacità visiva. Attenzione: è un processo degenerativo che si manifesta in tutti, più o meno velocemente, e quando la riduzione interferisce in modo sostanziale con la qualità visiva e quindi di vita, è il momento di intervenire.

Le variabili? Età, stili di vita, occupazione e velocità di progressione della cataratta. Come si interviene? «La procedura prevede la dilatazione dalla pupilla per accedere più agevolmente alla cataratta. Attraverso mini incisioni di 1 o 2 millimetri si rimuove la porzione superiore della capsula, si aspira il nucleo della cataratta frammentato con laser o ultrasuoni, si pulisce l’interno della capsula e si impianta una lente intra oculare (Iol) all’interno del sacco capsulare. L’impianto è necessario perché altrimenti si manifesterebbe un elevato difetto refrattivo: dalle 10 alle 13 diottrie».

LA CORREZIONE

L’ultima novità è proprio qui. Finora al momento della rimozione della cataratta si impiantavano lenti standard, in grado di correggere un solo difetto e che richiedevano comunque l’uso di occhiali. Ora con le Premium – da poco entrate nei livelli essenziali di assistenza e quindi dispensabili negli ospedali pubblici – si può “approfittare” dell’intervento alla cataratta per correggere i propri difetti ottenendo una visione ottima nelle distanze lontane, medie e vicine. Le “Edof”, invece – Enhanced depth of focus, cioè profondità della messa a fuoco – oltre a eliminare l’uso degli occhiali, consentono una visione nitida a ogni condizione di illuminazione.

I CONSIGLI

1) La cataratta si manifesta con una visione offuscata, come se si guardasse attraverso un vetro smerigliato. È bene programmare una visita per valutare la situazione e un’eventuale operazione.

2) Una parte della vista che “scompare”, come un punto nero al centro del campo visivo. Si è in presenza di una maculopatia - difetto della porzione centrale della retina - e in questo caso è necessario un intervento urgente dell’oculista.

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