Ansia e depressione, è anche colpa dei batteri: per combatterle si parte dalla pancia

La cura contro ansia e depressione è servita: inizia cioè a tavola.

Con una dieta sana ed equilibrata, in grado di bloccare il mal di pancia. Perché l’infiammazione addominale spinge a isolarsi mentalmente, intestino e cervello comunicano tra loro, e questo legame viene descritto per la prima volta al mondo in una ricerca pubblicata su Science.

LA SCOPERTA

Lo studio si concentra sul plesso coroideo, una struttura cerebrale che consente il passaggio di sostanze nutritive e cellule immunitarie, e filtra il liquido cerebrospinale. E però. La membrana si chiude come cancello, quando un’infiammazione parte dall’intestino e rischia di propagarsi al sistema nervoso. Chiaramente, lo fa con uno scopo protettivo. Per «blindare» il cervello. «Ma, proprio questa condizione di isolamento, tale reazione, scatena alterazioni comportamentali, tra cui gli attacchi di ansia documentati», spiega Maria Rescigno, alla guida del team femminile dell’Humanitas che ha svelato il complesso meccanismo. La biologa, che insegna all’università milanese, dirige infatti un laboratorio di ricerca specializzato, negli ultimi anni impegnato nel comprendere l’asse intestino-cervello. Ed è tra gli autori del primo catalogo di tutto il genoma del microbiota umano che conta almeno tre milioni di geni. «Centocinquanta in più del Dna e miliardi di microrganismi che svolgono funzioni cruciali, dalla digestione alla difesa contro gli agenti patogeni, poiché connessi con il sistema immunitario», chiarisce. «Determinati batteri modificano persino il modo di sentire, agire, pensare: non a caso, l’intestino è considerato il nostro secondo cervello».

Rescigno inizia a occuparsene per caso, dopo una vacanza in Guatemala. Dove viene colpita dalla maledizione di Montezuma: dolori addominali, febbre e spasmi. «È il 1995 e, al ritorno, papà farmacista, un precursore, mi chiede perché non ho preso i fermenti lattici, i probiotici oggi considerati più che semplici alleati della digestione», al centro di una rivoluzione scientifica che vede Rescigno figlia tra i pionieri. Riassume l’esperta: «Nel 2015 dimostriamo che, al di sotto dell’epitelio, esiste un’altra barriera, di tipo vascolare, che controlla quanto passa nei distretti sistemici in base a diversi fattori, innanzitutto alimentari». Una dieta ricca di grassi porta a una maggiore permeabilità intestinale: così microrganismi indesiderati riescono a entrare nel circolo sanguigno, danneggiando altri organi come il pancreas o il tessuto adiposo. Di più. L’infiammazione cronica può causare l’accumulo di grassi nel fegato, la compromissione di alcune sue funzioni, la steatosi epatica e, nei casi più gravi, la cirrosi con rischio più alto di tumore. «Se associata a un’alterazione metabolica, l’infiammazione può poi provocare insulino-resistenza e il diabete di tipo II», afferma Rescigno, per indicare poi gli effetti sulla mente. «Più siamo stressati, più ci richiudiamo nel nostro guscio e mangiamo in maniera disordinata, più condizioniamo negativamente le nostre difese immunitarie, modificando la permeabilità intestinale e del plesso coroideo fino a cadere in ansia e depressione».

LE PROSPETTIVE

Risultato: «Ora abbiamo le prove che la comunicazione intestino-cervello è alla base di una corretta attività cerebrale e questo pone importanti domande su tante altre patologie, in primis su quelle neurodegenerative», guarda già oltre Michela Matteoli assieme a Sara Carloni, Simona Lodato coautrice dello studio che, tra le righe, ribadisce l’importanza della dieta e di corretti stili di vita. «L’attività fisica giornaliera (anche se di pochi minuti), il digiuno alternato e una alimentazione varia e consapevole, favoriscono la biodiversità dei microrganismi che vivono nel nostro corpo, che ci aiutano a mantenere o ristabilire l’equilibrio fisico e mentale», dice Rescigno, che torna, infine, a parlare dell’azione dei probiotici. «Possiamo assumerli naturalmente da cibi fermentati come lo yogurt, il kefir, il kimchi», e anche trasferire il laboratorio in cucina. Suggerisce: «Impariamo a prepararli, trasformandoci in piccoli scienziati casalinghi», medici di se stessi.

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